Descrizione
Questa è un’opera dedicata ai bambini. Un lavoro di straordinario intuito. Le due autrici hanno espresso, insieme al colpo di genio strutturale, gli anni dedicati all’insegnamento in un tutt’uno invidiabile e lungimirante. Quando, come editore, qualche mese fa lessi per la prima volta le pagine iniziali del manoscritto, non colsi immediatamente l’intento, lo diedi a leggere a chi si occupa delle prime letture e fu proprio una di queste, insegnante anch’essa, non a caso, che disse immediatamente che quello era un lavoro con un’idea molto originale.
Toccò a me quindi e pagina dopo pagina realizzai che “Il mondo magico” è un racconto a coinvolgere, quasi teatrale, dove gli attori sono: gli animali, le piante, la poesia, le leggende e i racconti, le filastrocche e dulcis in fundo, con la grande scusa dei mesi dell’anno che si susseguono a ritmo naturale delle cose, i numeri.
Perché è semplice: il mese di gennaio è il primo, e febbraio è il secondo e via così, e allora si parla di numeri: prima dell’uno, poi del due, poi del tre ed io andavo a scorrerli e tutto vorticava con passione, ed io stesso abituato alla lettura, per lavoro, per partecipazione, per scelte del tutto mie, tra quel tutto che scorreva, mi ritrovavo nel mondo magico dell’insegnamento, quello ancora delle speranze dei giovani insegnanti, quello che troppo spesso scompare dopo qualche anno di insuccessi, presunti perlopiù. Vi intravvedevo l’amore per un mestiere eseguito tutta la vita in questo caso, perché era mestiere voluto e non lavoro capitato. Ho pensato a quante volte non capiamo o non li abbiamo capiti mai, quelli che furono i nostri insegnanti, quelli dei nostri figli oggi, quelli che ci sono amici e che troviamo sfibrati a volte, quasi insopportabili, come fossero unici con le loro delusioni, le loro stanchezze, i loro sogni infranti, davanti ad uno studente che non c’è verso, non gli va giù quella roba. Ed ho pensato al sottile velo inconsistente, tra l’avercela fatta e il non avercela fatta mai. Oppure l’avercela fatta, ma non essersene accorti, se non, magari, in chissà quale diamine di futuro, all’incontro casuale di un sabato tra i tanti, con l’identico famoso studente testa dura d’altri tempi, e scoprire lì, solo lì, d’avercela invece fatta. Ma spesso viviamo il presente e per il futuro non ci attrezziamo mai.
E me ne sono accorto leggendo proprio quel manoscritto, che io che sono un padre prima di tutto, con un bimbo di otto anni, ho afferrato l’intrinseco successo di questo libro e dove era la chiave di volta delle autrici di dare una poesia proprio a quell’insegnamento, al proprio lavoro di tutta una vita e indirettamente, a me come genitore, anche una chiave di lettura. Un modo per decodificare un interesse nascosto nei meandri di noi, dalla fanciullezza. Allora, la geometria, i numeri, la poesia, il racconto, le nostre tradizioni, il nostro DNA naturale – quello che trasmettiamo proprio mentre lo riceviamo – diventa un fiume che scorre e sul quale possiamo portare il nostro bimbo che sempre è ancora in noi, sopra una barchetta di carta piegata e farla ballonzolare nella corrente fluida delle parole miste ai numeri, miste agli animali, alle piante e vedere quel bimbo, apparentemente fragile, sbarrare gli occhi e correre verso quella cultura che è giusto raggiunga nel tempo, non solo a scuola, non solo a casa, ma dappertutto dalla corsa in un bosco, ai sogni, al cuore dei suoi genitori, degli insegnanti, alla complicità dei compagni, poi amici, sino a tutti gli amori futuri; perché tutto è un fiume di nozioni da elaborare e più le elabori e più emergi esemplare.
Come vedete, “Il mondo magico” ha incantato anche me, come doveva essere e proprio in quello che ho scritto, penso e suppongo, si veda quell’incantesimo che mi ha attraversato. I mesi, gli anni, scorrono molto più velocemente dei numeri che ci rappresentano e noi siamo nani sulle spalle di giganti; che poi sono i noi passati prima di noi, ma che siamo due noi diversi… e il discorso si farebbe lungo. Buona lettura quindi a tutti, piccini e grandi, per questo mondo magico che è la vita e che di magico c’è, l’aver avuto nel bene e nel male, la fortuna di averla vissuta, almeno una volta.
Fabio Martini
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