Descrizione
Due parole sul mio libro (di Martina Tassini)
Sono sette racconti, poco più di 200 pagine. Ho deciso, talvolta, di inerpicarmi per sentieri rocciosi, ho parlato della fine di un amore. Di una donna che scopre la bellezza della vita anche senza amore così come é tradizionalmente percepito. Raccontando una storia di riscatto, dell’ambivalenza del rapporto madre figlia, degrado, integrazione, aborto, depressione, l’epopea di due persone che inizia alla vigilia della guerra che provo a raccontare in mondo non patinato (ho speso buone parole anche per un soldato tedesco: Cit. “E’ la guerra tutti salvati, salvatori, assassini”, ho cambiato solo un cognome perché è quello di mio nonno paterno, è l’unica storia che, seppur romanzata non è il frutto della fantasia. Il mio obiettivo era capire i perché delle azioni umane, perché ognuno di noi li ha. Anche i personaggi più “disastrati” passatemi il termine, hanno i loro perché. Non c’è un vero “cattivo” il famoso villain della letteratura. Semmai la società che è sempre presente come brusio di sottofondo, pronta a giudicare se non a gioire delle miserie altrui!
Primi commenti dei lettori
Sinceramente, questo è un libro che merita di essere letto. In ogni singolo racconto è possibile rispecchiarsi o sentirsi parte di esso. In alcuni, per empatia, si può lacrimare. A me è successo. Personalmente, “Siamo mamme anche dei bambini mai nati”, è il racconto che più mi ha spaccato lo stomaco. Ma effettivamente non si può stilare una classifica per questi racconti, perché ognuno è bello a modo suo. Vi faranno riflettere. Mi hanno fatto riflettere. Come mi aveva spaccato lo stomaco e fatto riflettere “Le novelle” di Pirandello. Certo, il paragone è scomodo, quando si parla di Pirandello si parla di un uomo che non si capisce se è mito o storia. Ma la scrittura e gli argomenti toccati da Martina Tassini rendono facile la lettura quanto la riflessione nei meandri dei propri pensieri. Per questo, la mia amica Martina, mi perdonerà se la “ribattezzo” Martina Pirandello Tassini e le auguro che sia il primo di una lunga serie di libri, dove la storia si interseca con la quotidianità, dove l’amore si intreccia col dolore, dove la vita si scontra con la morte. Ma soprattutto, dove chi scrive ci mette il sempre il cuore.
Gian luca Bernardicurti
Ho letto il tuo libro tutto di un fiato. La prima storia è onestamente spiazzante. Leggere di queste vite cosi eroiche, soprattutto ai giorni nostri con quello che stiamo vivendo ed il lassismo generale. Ho trovato il racconto rincuorante nel sapere che gente così può esistere ed è esistita e ci ha regalato con i sacrifici la nostra libertà ma al contempo così triste nel vedere da dove siamo partiti e dove stiamo arrivando. E poi il racconto di Parigi. Anche questo spiazzante perché non te lo aspetti e sono queste le cose che mi piacciono. ti faccio di nuovo i miei complimenti.
Chiara Spadaro
I sette racconti ti prendono e non ti lasciano fino alla fine portandoti dentro un mondo dove realtà e fantasia sono abilmente mescolate. La sapiente descrizione di un’atmosfera un po’ retrò e la resa di una fiction che sembra realtà con riferimenti storici ben precisi, in particolare del racconto “Storie di ordinarie cadute” mi ha fatto pensare alla recensione di un paio di titoli sulla rubrica di Letteratura del numero di ottobre di Linus curata da Vanni Santoni che hanno per soggetto artisti inventati che fanno una tragica fine o artisti che sono stati importanti ma che non sono diventati famosi. In entrambi casi l’ambientazione è tra gli Stati Uniti e l’Europa, ma quello che mi ha colpito è aver ritrovato lo stesso tema del personaggio immaginario o di artisti che vivono ai margini in un contesto reale di luoghi famosi e conosciuti. Questa coincidenza letteraria rende i racconti di Martina ancora più interessanti.
Antonella Antonioni
Un libro che ti trascina dentro le pagine, fino a sentire l’odore della persona raccontata e immaginarsi le espressioni, i gesti, le movenze. Un libro che personalmente mi ha rapito e mi ha fatto vivere altre realtà, altri luoghi e altre vite. Bravissima Martina e grazie.
Barbara Marco
Ho appena finito di leggere il primo racconto del tuo libro. L’ho trovato, oltre che scritto in una lingua fluida e talmente giusta, molto e profondamente commovente.
Anne Ficher
Ho letto il tuo “bambino letterario”. Mi è piaciuto molto, una scrittura lineare e senza troppi “orpelli”, che renderebbero faticosa la lettura, ogni racconto è uno spaccato di vita e l’emozione era intrisa nelle tue parole. Un libro che è un “affresco visivo”.
Elisabetta Mattioli
Mai successo prima di questo periodo merdoso di metterci una vita per leggere un libro come il tuo. Turni odiosi e spesso cambiati all’ ultimo momento al lavoro. Però tengo a dirti che nati per volare mi ha emozionato parecchio. Di Nerina e Anselmo ero già innamorato!
Giorgio Quariello
“Storie di ordinarie cadute” è bellissimo. Tocca l’umanità vera. Dunque, un parere. Nessun racconto mi ha lasciata indifferente. Quando spazientita, quando ammirata, quando arrabbiata, quando con compassione, quando con le lacrime copiose.. l’emozione c’era sempre. Dunque BRAVA.
Grietje Roggeman
Divorato il primo racconto. E’ favoloso e fa piangere. La storia dei tuoi nonni è fantastica, piena di realismo. Quel realismo che mi hanno raccontato i miei nonni (1915 e 1917) quel senso di rispetto che oggi sembra una leggenda metropolitana verso le cose comuni. Pochi capiscono che il mio rispetto per il pane, il cibo avanzato, i pranzi preparati per il numero giusto di persone non è avarizia, ma cura per il cibo contro lo spreco. Io non ho vissuto la guerra, sono nata nel 1964 e fame non ne ho fatta nonostante i miei non fossero ricchi, ma i racconti dei nonni mi hanno insegnato molto. Queste storie non entrano a scuola sembrano inutili visto che sono vite semplici di gente comune, ma sarebbero davvero grandi insegnamenti. Mi hai fatto impazzire quando hai raccontato che il nonno preparava tavola. Oggi ancora si fa fatica a trovare un uomo che lo fa e sembra una mosca rara quando dovrebbe essere la norma, la collaborazione in famiglia. Mi dilungo, ma sto cercando di riprendermi. Domani attacco con il secondo racconto.
Maria Cristina
Sette racconti universali e senza tempo (nonostante trovino una collocazione temporale ben precisa), sette storie di vita di “straordinaria” quotidianità, ci accompagnano in questo viaggio nella profondità dell’animo umano a tratti anche molto doloroso. Da ognuno di questi racconti brevi l’autrice avrebbe potuto tranquillamente ricavare anche un intero romanzo, vista la varietà e la complessità delle vite e delle tematiche affrontate. Si parla di aborto, depressione, maternità, bulimia, amore, rinascita e molto altro ancora. I due racconti che mi hanno colpito di più sono due: “Siamo mamme anche dei bambini mai nati” e “Di uomini e di mondi”. “Siamo mamme anche dei bambini mai nati” ci mostra la vergogna e le umiliazioni subite da Carmela, costretta ad abortire perchè lei ed il marito Salvatore non sono in grado di mantenere un terzo figlio. E’ davvero potente la scena in cui Carmela si ritrova in mutande in una sala d’aspetto (di una trasandata struttura ospedaliera) in attesa dell’intervento, insieme ad altre nove donne “con il sedere congelato per la panca di ferro e i calzettoni di lana ai piedi”. Ognuna di queste donne si trova lì con una storia alle spalle e una motivazione diversa che l’ha spinta a prendere quella decisione. Ognuna di loro esercita un suo pieno diritto, ma lo fa di nascosto, trattata come un animale, senza ricevere un sorriso o uno sguardo affettuoso. Leggendo il primo racconto (che dà il nome all’intera raccolta) “Di uomini e di mondi”, ho rivissuto la stessa sensazione che provavo quando la Domenica pomeriggio mi sedevo di fianco a mia nonna per ascoltare gli aneddoti della sua vita. La Tassini riesce con semplice autenticità a trasportare il lettore nella vita di Rina e Anselmo e a trasferire sulla sua pelle l’incubo della guerra, i sacrifici, la voglia di riscatto attraverso gli occhi dei figli, l’amore per la vita di campagna.
La valigia del lettore (Book blogger Instagram)
Il racconto è una scelta stilistica che rappresenta, in genere, un momento dello scrittore. Possono essere prove di trasmissione come compendio a personaggi da ritrovare nel primo romanzo successivo, oppure un’opera di abitudine, una specie di palestra alla lunga scrittura. Nella storia di un autore li troviamo in qualunque momento della vita narrativa e spesso all’inizio. Il racconto mette alla prova la fantasia e dà possibilità di esteriorizzare momenti autobiografici e non solo. A volte vengono portati avanti incipit che rimangono in superficie, altre volte piccoli tratti invisibili vengono portati all’esasperazione, come qui, nei mondi di questi uomini intesi come genere umano, raccontati dalla nostra autrice emergente. Tra i meandri della rete, come accade spesso a noi dell’Inedito, troviamo momenti di interessante letteratura spontanea. Ricordiamo sempre il nostro ruolo, non ci proponiamo necessariamente come scopritori di talenti, ma produciamo una letteratura spontanea, una opportunità per coloro i quali hanno qualcosa da raccontare e bene. Un vero e proprio programma di ricerca profondamente inserito nel mondo del web – dove l’Inedito è nato e nel quale si trova perfettamente come realtà entro la quale nascono narratori interessanti seppur, a volte, con evidenti qualità inespresse, ma non inespressive. E non sarà il caso del libro che ci pregiamo presentare oggi dal titolo: “Di uomini e di mondi” della nostra Martina Tassini, che propone sette storie, su argomenti differenti, ma spesso universali, uno diverso dall’altro, dove l’impegno spinge alla riflessione rivolta al perché dell’agire umano che spesso affonda motivazioni in vissuti lontani, al sociale, allo storico, al quotidiano – in due casi passato – aiutano noi a ricordare, a paragonare, a riflettere sul nostro presente e a rivivere momenti a volte sgusciati via dai meandri del tempo che passa. Il titolo dell’opera viene preso in prestito dal primo racconto: una vibrante epopea generazionale che parte da due piccoli villaggi, uno della provincia di Bologna, l’altro dell’Appennino Tosco-Emiliano ad una Brooklyn complessa e contraddittoria dell’inizio del secolo scorso, verso un destino diametralmente opposto alla sorte, e poi via così… altri mondi e altri uomini… e donne, del passato e del presente. Ancora una volta non ci resta che augurarvi una buona lettura.
Riflessioni editoriali (Fabio Martini)
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