Descrizione
“La Bandella” di Assunta Curto
Ho avuto modo di conoscere l’Inedito attraverso Fabio Martini, l’editore di riferimento della Associazione Letteraria omonima e mi è piaciuto subito il suo lavoro, l’approccio dell’Associazione verso i potenziali autori e il modo trasparente con cui viene portata avanti la mission nel suo insieme. Fui io a parlargli di Andrea Marchetti. Io a mia volta avevo letto molto di Andrea – direi tutto – la sua è una scrittura fluida, descrittiva, sempre sul pezzo, mai prolissa; una dote innata, in continua evoluzione. L’ho sempre ritenuto un talento sebbene sia solo una, la pubblicazione al suo attivo: un suo romanzo di molti anni fa, e poi alcuni premi e niente di più. Quando ebbi modo di constatarlo, era in possesso di una produzione letteraria monumentale, stipata in montagne di fogli e agende; un vero peccato. L’Inedito immediatamente, ha compreso che in lui c’era un potenziale: dal noir, alla poesia intimista, alla sceneggiatura di testi teatrali, alla narrativa breve e non solo breve. Allora si è iniziato con due antologie ed ora un libro di racconti. In questa raccolta, si celano, dietro una vena ironica, a tratti anche molto divertente, una realtà che possiamo ritrovare oggi, nel vivere quotidiano. Aspetti di una esistenza vissuta al limite dell’assurdo, dell’incomprensibile, ma descritta con la sensibilità di chi sa riconoscere e comprendere le miserie umane. Personaggi e situazioni che fanno ridere, ci commuovono, ci fanno riflettere e a volte condannano una società dai valori effimeri, ma che ritroviamo, per forza di cose, essere l’unica possibile e vivibile; personaggi i quali, comunque, ci coinvolgono a sperare e pensare positivamente. Una lettura immediata, veloce e accattivante, da farla veramente tutta d’un fiato. L’Inedito, ancora una volta ha centrato il segno. Un modo di intendere l’editoria, che davvero incoraggi, apprezzando il talento e dando spazio a scrittori e artisti sconosciuti. Buona lettura a tutti.
Uno dei racconti: VERITA’ O FINZIONE
La signorina Crudelia De Angelis amava Marlon Brando alla follia. Questa passione era nata nell’infanzia e si era accresciuta con il tempo.
Aveva visto tutti i film del celebre attore e ripetuto a memoria le battute dei suoi cortometraggi. Ne aveva perfino imitato le espressioni del volto e le movenze con tanta solerzia da arrivarci quasi a somigliare.
Il motivo della sua passione era tuttavia più profondo e cosciente di quanto si sospettava. L’aspetto fisico e lo sguardo le ricordava la fotografia di suo padre che non aveva conosciuto. Giovanni De Angelis era morto in un incidente stradale sulla strada Pontina che lo riportava tutti i giorni a casa dal lavoro.
A quel tempo Crudelia aveva soltanto tre anni e il ricordo di quei giorni era sfuocato, come i funerali del genitore con tutti i parenti vestiti di nero, ma le era rimasto impresso. Suo padre aveva soltanto trentasei anni mentre sua madre trentadue, troppo giovane per indossare a lungo l’abito della vedovanza.
Il nome Crudelia lo doveva per la passione infantile del genitore per i cartoni animati e in particolare per la protagonista della Carica dei Centouno. Poco importava se per lei aveva significato una perenne presa in giro e una condanna alle facili battute. Ma non si poteva lamentare perché viveva sulla sua pelle la passione di suo padre a lei caro.
Una passione come la sua per il ribelle attore americano. Di certo se un giorno le fosse nato un maschio lo avrebbe chiamato come il suo mito, Marlon.
Non c’era niente da fare a Crudelia quel volto espressivo sul grande schermo gli ricordava suo padre che non aveva mai visto. Era talmente suggestionata che provava di frequente la sensazione di aver vissuto le stesse gesta dietro la cinepresa nella sua infanzia, anche se era ovviamente impossibile. Sentiva che era proprio in quel dualismo tra il reale e la finzione che la sua vita aveva avuto un senso e colmato la solitudine per una morte tragica e improvvisa. Gli stessi dialoghi della signorina Crudelia con cui si approcciava con le persone avevano la stessa intensità di una recita dietro a una telecamera nascosta.
Un Grande Fratello ante litteram prima che fosse realizzato per il grande pubblico. Insomma, aveva la sensazione che fosse un gioco difficile da separare dalla realtà. Era conseguente che passasse gran parte del tempo libero a rivedere vecchi film e scene che avevano fatto storia del suo attore preferito. Come poteva dimenticare la scena iniziale del primo film del padrino del regista Francis Ford Coppola. Per soddisfare la sua passione frequentava cinema d’essai specializzati in pellicole d’autore.
Fu proprio in uno di questi che Crudelia conobbe Riccardo, il figlio del panettiere del quartiere considerato una istituzione per la simpatia e la disponibilità con tutti.
Era un tipo sveglio il ragazzo, certo non simpatico come il genitore, ma molto attento nel seguire con attenzione l’evoluzione del gentil sesso.
Crudelia nel crescere si era fatta molto carina e certamente gli estimatori, quantunque fosse fissata per un tipo di bellezza, non le mancavano.
Di pelle olivastra e dal corpo formoso non poteva passare certo inosservata tra i coetanei e negli stessi uomini maturi in cerca di giovinezza.
Riccardo, da giovane uomo pratico, comprese immediatamente che per far breccia nel cuore della ragazza doveva per lo meno documentarsi sull’attore americano.
In verità era capitato per caso nella piccola saletta cinematografica il giorno che l’aveva conosciuta. Non gli piaceva andare molto al cinema, quelle poche volte che c’era andato il pomeriggio era per vedere film da adulti, come la maggior parte dei ragazzi digiuni alle pratiche sessuali.
Con Crudelia, tuttavia, non poteva barare, doveva mostrare di avere un minimo di cultura dato che la sua stessa esistenza era imperniata sull’argomento. Poi, a lei bastava poco a smascherare un supposto impostore.
Riccardo decise quindi di navigare a vista, mostrare quel poco che conosceva senza avventurarsi in strade sconosciute. Non poteva certo scherzare dopo averne suscitato l’interesse. In palio c’era la futura passione per una bella ragazza e l’invidia dei suoi amici per la conquista avvenuta.
Fu un pomeriggio d’inverno che avvenne l’irreparabile e che gli avvenimenti si mossero in modo distorto per lui, tanto da creare incastri incredibili al solo pensiero.
Crudelia e Riccardo si incontrarono lungo il corso principale del quartiere. La tessera del cinema d’essai nelle mani e sogni nella testa. Almeno la ragazza ne aveva tanti e così spiazzanti da disorientare spesso i ragazzi con cui usciva.
Riccardo, in verità, pendeva dalle sue labbra ed era sovente in cerca del suo consenso perché la considerava stramba e nello stesso tempo affascinante. Che fosse proprio lui l’eroe dei suoi sogni? Il Marlon Brando della sua vita, lo sperava. L’eroe che con tanto di disincanto aveva impersonato una intera generazione di giovani ribelli.
Ma Riccardo non aveva il suo spessore e nemmeno il carisma. Era giovane, bello e in cerca di una passione da ricordare e non certo alla ricerca dell’amore della sua vita.
Durò molto poco l’idillio nell’oscurità di una saletta stretta e poco illuminata. Fu una mano furtiva a scivolare nel buio, a incontrare le gambe della ragazza sognatrice e ad alzare un muro insormontabile tra loro. Riccardo non era il suo Marlon Brando. Lui non si sarebbe mai permesso senza un serio corteggiamento. In Crudelia montò una rabbia che non aveva mai provato. Il suo braccio si armò e partì alla riscossa. Al giovane non restò che incassare uno schiaffo di quelli da portare a memoria per tanto tempo.
A soffrirne fu Crudelia De Angelis, per lei trovare un uomo come sognava sarebbe stato difficile se non impossibile. Comunque avrebbe cercato, non si sarebbe arresa di certo al primo venuto. Era del tutto convinta che la vita fosse una finzione e nessuno avrebbe potuto toglierglielo dalla testa. E poi c’era sempre lui il suo attore preferito da sognare. Cosa poteva chiedere di più una giovane donna dedita alla finzione?
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