Descrizione
Editoriale di Marzia Badaloni
L’autrice Armida Fogli con il suo romanzo “Il violinista di Venezia” fin dalle prime battute ci obbliga a porci delle domande come: Quando l’amore diviene possesso dell’altro? Quando si trasforma in odio? Quando la stima e il rispetto si mutano in disprezzo? Quando il dubbio corrode la mente e si infiltra come un veleno nel sangue? Quando il dubbio, come un tarlo, trasforma la serenità in inquietudine e la tranquillità in angoscia.
L’autrice nel suo romanzo sin dalla prima pagina ci propone il conflitto in cui tutti i personaggi si trovano coinvolti. Mettendo in evidenza dove e quando, si genera il conflitto, tra gli obblighi di appartenenza alla propria famiglia o la scelta libera di vivere la propria esistenza seguendo le proprie aspirazioni.
In questo romanzo Paolo De Marchi veicola il flusso costante del Pathos che si intreccia nelle varie relazioni affettive.
A prima vista le argomentazioni della descrizione del mondo dell’alta borghesia, in cui si muove il giovane Paolo De marchi, possono sembrare prolissi e artefatti, ma va ricordato che in un romanzo, la realtà di una persona, di un oggetto o di una circostanza si attiene al mondo dell’opera.
L’autrice Armida inventa un mondo originale, dandoci la possibilità di godere l’intreccio che coinvolge i vari personaggi, che muovono le loro vite in una società borghese dove ciò che conta è apparire e non essere. Nella narrazione prendere consapevolezza che l’amore e la libertà il rispetto dell’altro è un cammino interiore che foglio dopo foglio si esprimerà, coinvolgendo il lettore.
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