Descrizione
“La bandella” di Fabio Martini
Abbiamo davanti un piccolo gioiellino letterario. Un piccolo cofanetto dal quale trarre i sentimenti più reconditi dello scrittore; le sue piccole gioie, i dolori, i turbamenti. Gli unici motivi di sua vita, raccolti qui in alcuni racconti più, o meno, brevi. Una montagna stravagante di inquietudini, un gioco di sorrisi amari e magari, un gioco di sottili linee e lettere che addolciscono il nostro mezzo gaudio, che potrebbe emergere, come a rilassarci nel non essere i soli, o stati i soli, ad aver raccolto un pugno di mosche. Ma che mosche! Sarebbe da dire. Le mosche d’oro, di quelle che ben pochi hanno afferrato mai nella loro vita.
Fabio Giardinetti, già poeta, già attivista culturale da sempre, in quanto ideatore, idealista, ideologo stesso del suo mondo intorno, oggi scrittore sottile che riesce a stare sul filo dell’onda di una vita intera, cavalcando l’idea di sempre, vissuta tutta dall’altro lato del fiume; anzi, mi si scusi, sulla riva sinistra del Tevere, quella di una vita opposta a quella comune. Che bella lettura alla fine.
Nelle ultime lettere che si sovrappongono in quel brevissimo tratto di diario, in un finto modo di salutare il lettore, modo unico e raro solo di poche penne, quelle che sanno fare l’occhiolino, quelle che giocano a rimpiattino, quelle dei bambini mai cresciuti e che giammai cresceranno vecchi e che laconici, sordi e impertinenti, lo dicono diritto senza mezze parole: “E quindi? Il vuoto. E il vuoto sa essere lacerante, senza una sigaretta”. Vi domanderete perché lo sottolinei. Vi siete resi conto che il libro era cominciato così: “In una Roma post-pandemica tutto si risveglia; tornano le vecchie abitudini, ci si rincontra, si riscopre la città e si guarda con maggiore consapevolezza a nuove minacce che incombono”. Quindi, non v’era migliore fine, non v’era miglior inizio. Il mondo del quotidiano si ripete, ma potrebbe sembrare ben poca cosa, se il quotidiano è quello delle persone comuni, qui siamo fuori del comune, siamo quelli della riva sinistra del Tevere; e in ogni luogo v’è sempre una riva sinistra del fiume della normalità, ma quella, è quella degli altri. Noi siamo in un mondo ben più grande, un mondo migliore; il meglio mondo che si potrebbe vivere mai. Noi siamo quelli nati e cresciuti sul lato giusto del nostro fiume… Buona lettura a tutti e viva L’Inedito Letterario.