Descrizione
Prefazione di Maria Pellino.
Giuseppe Chiera fa parte di quegli amici conosciuti in rete instauratosi un legame virtuale che ha unificato la nostra comune passione, la scrittura. Accolto dall’Inedito, associazione e casa editrice che lo ha prodotto, questa passione è maturata, è divenuta una realtà. Un processo di gestazione quello di Chiera che con si è lasciato germinare e da queste gemme sono nate parole scritte su carta e non più verba virtuali alla mercè di occhi scorrevoli e lassativi.
Spesso la titubanza crea abissi di incertezza, soprattutto se quello che si scrive rimane aleatorio e senza radici. Scoprirsi radice dell’albero della conoscenza è superare il vuoto dell’inconsapevolezza e tramutar noi stessi in un sapere universale. Anche noi possiamo essere parte di un pensiero senza schemi, un pensiero che apre orizzonti e mai li chiuderà. Tale pensiero diventerà impronta indelebile su queste pagine bianche, un marchio senza sbavature che si poserà sul cuore dei lettori come anelito di freschezza.
Chiera è un poeta limpido, intenso, custode di un legame nostalgico col mondo, col passato, con la sua terra, la Calabria. Il suo è un intreccio tra cuore e anima che si riflette nella natura, nei paesaggi, nel suo sentire. Una corrispondenza biunivoca tra essenza e vita, evanescenza e tangibilità, resa manifesta dallo smorzarsi del respiro.
Quel che fluttua tra i suoi versi è quel sottile filo di luce che riverbera tra le parole cesellate e limate, intrise di contenuti profondi in uno stile posato e pacato, un suadente ritmo sia di risvolti ermetici che di immagini narrative auliche.
Cari lettori, non lasciatevi scappare un’immersione nella pura passionalità di questo poeta che avvolge in senso letterario sia figurato quel fine ultimo dell’essere umano che è la riconciliazione con l’infinito attraverso l’espressività che di ciò che sente più vicino a sé.
Editoriale al libro, di Fabio Martini
Negli ultimi tempi l’inedito Letterario, alias Associazione Culturale L’inedito, alias Associazione Letteraria L’inedito, alias semplicemente L’inedito, con il pallino di essere costantemente in rete in cerca di storie (e poesie) da raccontare, ha espresso pubblicandoli, ben sei libri dedicati proprio alla poesia, cinque sillogi individuali ed una raccolta mista.
In questo caso parliamo di un ennesimo poeta inedito, Giuseppe Chiera, calabrese, nel bergamasco da una vita, che a cuore aperto non dimentica mai le origini e la famiglia d’origine. I richiami ai suoi, che non ci sono più, al padre ed al fratello in particolare. Agli amici lasciati in qualche piazza del paese, lì come ad attendere che il tempo passi, tra lo scampanio della domenica, al luogo di ritrovo dei bambini, sempre diversi ma sempre uguali, nel loro passarci ad essere bambini.
E poi l’antitesi del tempo che passa, nella pianura ondulata, del freddo nebbioso del nuovo spazio vitale, dove ha costruito la sua nuova famiglia ormai da anni, e un nuovo muoversi, ascoltare, amare, vivere… Un poeta che quando racconta ti fa rivivere quegli istanti di cui parla, e ti ci ritrovi come ad esserci sempre stato, seppur non essendoci stato mai, ma anche solo perché quando scrive, il nostro, rappresenta luoghi che in qualche mondo, seppur diverso, in fondo ci appartiene.
Sarà l’atavico che torna. Sarà il nostro immaginario personale così colmo di collettivo. Sarà l’averlo immaginato ed in fondo l’averlo vissuto in chissà quale altra vita. Però si da il caso che ad ogni poesia, pare ritrovarsi, con le proprie riflessioni, malinconie, sorrisi amici e parentali, in un déjà vu eterno e naturale.
Il paese, gli amici, il fratello indimenticato, le costanti delle nuove prospettive mischiate al vecchio mai invecchiato, il pioppeto, la nebbia mattutina, il sogno futuro… Un poeta da leggere sapendo che leggendolo ci ritroveremo dentro anche noi, il nostro passato, il nostro presente mai passato, rivolto a un divenire mai domo. Buona lettura.
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