Descrizione
La poderosa raccolta di poesie e racconti di Fabio Martini – Terre di confine – merita un posto di prestigio, oltre che in biblioteca, soprattutto nel cuore del lettore. Perché è un prodigioso contenitore in cui, attraverso le esperienze, il vissuto, l’immaginifico del poeta, politica, cultura, vicende di dolore e delusioni, amore e morte, si percorrono sentieri del passato lontano, persino medioevale, ma soprattutto un quarantennio – come lo stesso poeta dichiara – della sua/nostra storia umana di ieri, di oggi e di sempre.
Le pagine sono comunque e sempre poesia/prosa e prosa/poesia in cui l’autore si serve prevalentemente di un linguaggio complesso, che supporta egregiamente e riveste simbioticamente un pensiero emozionale di intensa e fortissima ispirazione.
La sua poesia vuole essere soprattutto veicolo, mezzo insostituibile di trasmissione di valori sociali e civili oltre che etici. Vi si respira tutta la sofferenza da eventi e realtà drammatiche.
Egli è tra gli intellettuali, poeti o scrittori, che hanno faticato moltissimo a resistere, guerrieri sempre in lotta, nonostante tutto, per la rivincita della vita sulla morte in tutte le sue forme, compreso quindi l’avanzare del nulla.
All’azione ideologica a tratti esplicita, con riferimenti colti ad illuminare i massimi sistemi offerti dalla storia, dalla politica, dagli eventi più drammatici del passato e del presente, fa da contrappunto una intensa e appassionata considerazione del momento individuale, del giudizio privato su quella storia e su quegli eventi, in un rapporto con l’esterno che fa spesso dell’etica la categoria privilegiata rispetto alle altre non meno presenti ed è così che trasforma, in quanto movente e risultato del fatto poetico, l’opposizione squisitamente ideologica in opposizione essenzialmente morale. Mai moralistica. Piuttosto inclusiva ed ovattata di istanze altre ma di valore civile e civico, sociale e socializzante, collettivistico e dunque in questo senso anche idealistico, più che ideologico ed ancora – sotteso ma lampeggiante – soprattutto politico.
Non mancano versi d’amore, ché anzi le poesie dedicate alla sua donna sono tra le più belle, dove egli esprime un aspetto di sé, della sua passionalità, che anche in questo ambito è senza mezze misure, alla luce potente della fiamma vitale di un grande amore, di quel fuoco che riscalda ed accoglie l’animo, alimenta passione e desiderio ma al tempo stesso non brucia, non distrugge….
Un lessico a volte bizzarro, costrutti improbabili ed anarcoidi… Non osavo correggere refusi perché il linguaggio è sregolato, pura inventiva, fiume in piena gonfio di molteplici affluenti, tra l’onirico e il surreale, l’arcaico ed il mistico e le parole anch’esse onde fantasiose, non una uguale all’altra, spesso invenzioni sorprendenti a dare voce al senso (per lui) orfano di lessico all’altezza…
Il linguaggio poetico fonde materiali verbali delle più disparate provenienze, con inedite fusioni di sermo humilis e sermo altus in cui, se anche un rapporto ricco con il reale può costituire un punto di partenza, affiora sempre e comunque uno spazio espressivo che, rispetto a quello stesso reale si pone in modo eccentrico, fantasmagorico, spesso inafferrabile nel suo ritmo incalzante.
Tal che la lettura di questo testo nel suo complesso ma anche quella delle singole poesie, richiede molteplici visitazioni e frequenti ritorni! C’è ovunque un proliferare di significati oscuri e da interpretare. Inequivocabile la matrice realistica del e nel vissuto, un plurilinguismo molto pronunciato, una apparentemente disinvolta ricerca fonica, ritmica, sintattica, quest’ultima peraltro autenticamente sui generis.
Stile magmatico, sovraccarico, ipercolto, che si sviluppa in un procedere inesauribile, un viaggio con continua inserzione di elementi linguistici vari, una tendenza inclusiva onnivora, un autobiografismo in forme varie, dall’epico al grottesco fino ad un formicolante guazzabuglio in cui si mescolano poetico e impoetico, quotidianità elevata ad epopea, un traboccare di immagini in un intreccio altalenante di memoria colta densa di storia ed echi leggendari, di rimembranze dotte ereditate da studi/letture/incontri nel percorso di formazione.
La poesia di Fabio è fittissima di rimandi, echi ben consapevoli, che spaziano in un territorio culturale molto vasto e molto vario, con un radicamento preciso però soprattutto genovese e spagnolo.
Evidente nel tempo della sperimentazione la contaminazione con i grandi poeti del secondo novecento ed il conseguente tentativo di pervenire alla creazione di una sua lingua poetica che si alimenta essenzialmente della prosa, che usa il parlato, e lo fa con slancio apparentemente istintivo ed estro a tratti visionario. Quasi demenziale.
Ma Fabio ha la capacità di far poesia con materiali e spunti tematici di ogni genere con un coraggio ed una energia del dire, un movimento espressivo variegato, un raccontare il suo/nostro mondo dentro e fuori con un linguaggio personalissimo, poetico e prosaico al tempo stesso. Tant’è che di alcune poesie ha poi fatto racconto come “Sotto questo cielo blu” dove parte in sordina e prosegue in crescendo con linguaggio per immagini e rimbalzi. Dove il pensiero poetico si svolge da onirico/surreale a semi-delirante. Oppure in Sangue sulla strada dove una “salopette di jeans strappata, pulita e piegata in un armadio nella scatola degli annientamenti” mi ha fatto inumidire gli occhi di forte emozione.
Silvana Campese
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.