Descrizione
Biografia
Valerio Cicchiello è nato nel 1973 a Sora, in terra ciociara: laureato in legge nel 1998, è avvocato dal 2001, esercita la professione legale come libero professionista, vive tra la Lombardia e la Toscana, è felice padre di due figli; è stato professore a contratto per un quinquennio di diritto ambientale per il politecnico di Milano, autore di diverse pubblicazioni, cura seminari in temi giuridici a lui cari; partecipante e stimolatore di diversi progetti di socialità libere oltre i recinti, vive il tempo presente con il proprio passo.
Migrante da sempre, alla ricerca con alterni risultati di un centro di gravità permanente, gli piace viaggiare anche con i versi. Ha il pregio, che è anche un difetto, di sognare ad occhi aperti e di essere innamorato della Vita.
Quando compone gli occhi, invece, li chiude, ascolta quel che viene e con la penna scrive, sempre di getto, quando il tratto tentenna non è una composizione e va dritta al macero del dimenticatoio. Valerio Cicchiello scrive così da oltre vent’anni; a torto o a ragione, a scrivere si diverte ed ancor più importante per lui, lo scrivere in versi è uno spazio nido, fonte di raccoglimento interiore e di discernimento, tra l’ovvio ed il plateale, per vedere, in mezzo e tra le strofe, quel che resta, di autentico, dentro di lui ed a favore di chi si imbatte nelle sue composizioni.
Ad aiutarlo a stemperare gli impeti dell’anima e dell’animo soccorre l’amore per la maratona, sport sincero che pratica da anni e che si rivela momento protratto di meditazione nonché fonte di ispirazione per decidere ed orientare i propri cammini.
Ha reso pubbliche alcune sue poesie la prima volta partecipando ad un’antologia collettanea nel 2021, il Dolore Passerà.
Tracce d’Anime è la sua silloge di esordio, una parabolica ed estrema sintesi della sua evoluzione stilistica: ci si trovano poesie composte da ventenne ed altre contemporanee, passando per tappe, temi, stati d’animo a lui cari o in lui presenti.
“La Bandella” di Fabio Martini
Breve o lunga. Affusolata come un osso, o paciosa e tonda. Salata in superficie e morbida dentro; dura e cruda a volte. Potrebbe apparire un battage azzeccato per propri bisticci di parole o una disposizione, come tante alla malinconia o all’allegria oppure al dato di fatto; in fin dei conti invece, è sempre l’istantanea dall’interno d’un luogo fitto di riflessioni e sensazioni madide di cui la poesia stessa è intrinseca alle parole espresse. Sensazioni straordinarie da portare all’ordinarietà del verso, rinunciando alla caratteristica parata d’immagini che sono le poesie contemporanee.
Stavolta il poeta non offre altro che una miniatura di pochi centimetri, ma dove, in quella miniatura, stanno tutte le tracce che nella vita hanno dato, e tolto, alla nostra.
Diversa è anche l’andatura: non flussi senza briglie, ma rintocchi; sarà anche la sua indole da maratoneta, dove un soffio sbagliato, o il tempo sincopato, non scorrerebbe ma ristagnerebbe sino all’apnea.
La scrittura ancora una volta è liberazione, un’eruzione di cui si sente il bisogno, l’unico modo per afferrare un’idea che altrimenti neanche si potrebbe annusare e dove le anime stesse sono il nostro stesso prossimo. La lirica si rivolge tutta allo spazio, alle ristrettezze d’una stanza, dove pensieri e musica si propagano con la stessa cura delle cose migliori; di contro, il solito tempo manca e non se ne avverte l’urgenza e come una meridiana in un cono d’ombra la sensazione dello stesso svanisce.
Non è che un vago umore, tra il sudore alla ricerca della vena perduta e quello dell’inchiostro denso sulla punta del pennino ad accarezzare il foglio; odori di cui, chi scrive, non vorrebbe mai farne a meno. Valerio Cicchiello è un autore da leggere in hifi, come tutta la migliore musica – e visto che abbiamo parlato tanto di tempo, ci sia concessa la battuta – senza guardare troppo l’orologio.