Descrizione
Per la prima volta l’editrice L’Inedito con questa nuova collana “Linguaggi”, inizia un percorso nelle letterature locali principiando oggi con Dino Calvanelli e con la poesia in dialetto – o vernacolo, come piace dire a molti – trentino.
Per inciso, il termine vernacolo sarebbe riferito solo alla zona toscana, così tanto e tale e prossimo, alla lingua italiana si differenzia dal termine dialetto che sostanzialmente chiude alla Lingua – in quanto dominante – ma il termine vernacolo oramai si è allargato ad uso nazionale come l’incontrario, famigliare ed altre oscenità linguistiche, che provengono dall’uso improprio popolare ma talmente esteso, che ormai pure la Crusca ha desistito.
Il dialetto, qualunque esso sia – e ricordiamo che per noi in Italia più che in molte altre nazioni, è preponderante all’interno del contesto nazionale – va sempre trattato con i guanti. E poi ci vuole una passione particolare per la lingua italiana per ritrovarvi la stessa passione nel decidere di pubblicare un libro in dialetto; perché il dialetto è come mettere le mani nella pasta del fornaio che subito si intuisce il lavoro muscolare che vi sta dietro.
Perché il dialetto, è il cuore e l’anima della terra di ogni italiano. Il dialetto è appartenenza, identità, quasi un passepartout, una password si direbbe oggi. Il dialetto è la voce della famiglia di cui ogni componente ne è bandiera, un posto recondito, un anfratto dove sai che lì nessuno ti mette in dubbio, dove lì, ti senti amato, protetto. Dove lì, ci sono i tuoi. Quelli vivi e quelli andati, e che sono sempre dentro te e che tu rappresenti. Il luogo remoto del tuo accento, quello che ti porti dietro tutta la vita e che non perdi mai, e che per quello si viene sgamati, riconosciuti, eletti come appartenenti ad una terra.
Noi dell’Inedito, abbiamo fatto questa scelta perché sapevamo, in questo primo passo, di essere fortunati. Dino Calvanelli è una garanzia, proprio per quel suo stare in punta di piedi per paura di rompere le uova su cui sapeva, e sa. di camminare. Perché, dimenticavo dire, che il dialetto è anche convinzione. Difesa del castello. Un solo accento potrebbe essere la torre della regina, il caposaldo, l’ultimo bastione, perché la convinzione di averlo in tasca è tanta da parte di molti, quasi come portare il verbo e guai, a chi si presenti baldanzoso, quasi irriverente – e questo, il nostro poeta, lo sapeva e lo sa benissimo. Garanzia quindi, dicevo, perché proprio questa umiltà del novizio, seppur trentino di nascita, ha dimostrato di essere proprio: di origine controllata, e ne siamo convinti.
Ma a parte tutto, questo è un ulteriore limine in itinere della nostra editrice. Abbiamo cominciato con lui e chissà che questa nuova collana denominata appunto “Linguaggi”, non diventi un altro fiore all’occhiello di questa realtà editoriale dal basso, che siamo noi dell’Inedito Letterario.
Per adesso non ci resta che leggere questo primo prezioso lavoro che abbiamo tra le mani e… buona lettura a tutti.
Fabio Martini
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