Descrizione
Riflessioni, in pieno corona virus, sul libro di Yvonne Pincelli “Grand tour al calor bianco”
Per contare si deve pensare in grande. Sembra anacronistico ragionare in questi termini in un’Italia sofferente, resa ancora più fragile dalla pandemia unito ad uno scotto da pagare veramente alto, sia in termini economici che comportamentali e psicologici. È necessario, ora come non mai, avere la forza e il coraggio di risollevarsi. “Dio ha creato le terre come luoghi e fiumi perché l’uomo possa vivere e il deserto per ritrovare la sua anima”, si tratta di un proverbio tuareg, fonte d’ispirazione per concetti di assoluta modernità. Il lockdown ci ha messo in contatto con la parte più intima di noi stessi, facendo emergere paure ancestrali e draghi che pensavamo di avere sconfitto per sempre; ha annullato il nostro senso di onnipotenza, di essere invincibili; siamo diventati gli antieroi di una civiltà dove sono state abolite e annientate consuetudini di vita quotidiana nel giro di pochissimi giorni. Tornare su argomenti che ci hanno inflitto ferite emotive ed economiche non è confortante in una fase in cui il dicktat è “ricominciare”. Ricordare sì, perché forse è proprio in quel deserto che molti di noi hanno ritrovato la propria anima, recuperato valori, ritrovata l’identità personale, sviluppato una nuova sensibilità verso il prossimo, una diversa percezione degli eventi.
Il narcisismo imperante ha dato spazio ad una parte di umanità più empatica ed attenta ai bisogni dell’altro. Mai, come in questo periodo storico di pandemia, diventa quindi necessario nutrire e riscaldare i cuori delle persone con parole che evochino valori nuovi come etica, estetica, bellezza. Questi temi sono stati ampiamente trattati nel libro “Grand Tour al calor bianco” di Yvonne Pincelli (Ed. L’Inedito) scritto in tempi non sospetti, poco prima dell’inizio del primo momento pandemico, ma dove già, nell’immaginario collettivo, si percepiva l’esigenza di cambiare stili di vita e comportamenti inadeguati in tutti i settori.
Si pensava, infatti, a una strategia di comunicazione rivolta ad un target di persone più mirato, più incline a comprendere la necessità di un cambiamento, maggiormente sensibile alla sperimentazione di nuove scelte e nuove opportunità. La pandemia ha bloccato la pubblicazione del testo e quando si dice che “la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni perché porta progressi” l’autrice oggi è fermamente convinta che la creatività nasca, oggi più che mai, dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura parafrasando Einstein. Termini come bellezza, lusso interiore, etica, qualità, valore e non prezzo, alleanza con il cliente, internazionalizzazione e universalità sono entrati a far parte dell’uso quotidiano da parte della società e dei media in generale, soppiantando gli schemi, ormai desueti, di una globalizzazione di cui abbiamo visto la sconfitta.
La strategia rivolta a una élite, è ora diventata di pubblico dominio ma quello che più di interessante c’è, in questo cambio di paradigma, è che i fruitori sono rappresentati da tutte le fasce generazionali e la rielaborazione dei contenuti va sempre verso un unico obiettivo: ritornare alla bellezza; ciò significa che l’uomo deve riappropriarsi dei valori etici e morali ed essere fautore di nuove creazioni.
Com’è possibile implementare una visione quantistica del concetto di bellezza alla realizzazione di proposte concrete e pragmatiche? Come gestire il cambiamento? Come trasformare le criticità in opportunità? La risposta è insita nel termine “comunicazione”, ossia imparare a comunicare, tenendo presente i nuovi paradigmi che la società deve mettere in atto, se vuole perseguire obbiettivi concreti.
È fondamentale saper declinare i contenuti umanistici alla tecnologia, ai big data, all’intelligenza artificiale; è d’obbligo non essere strumentalizzati dalla tecnica ma saperla gestire con competenza, conoscenza e originalità.
Improvvisazione e mancanza di strategia sono termini desueti in una società nuova che richiede performance sempre più elevate. Saranno basilari per l’evoluzione delle menti e dei nuovi contesti sociali e professionali, un’educazione alla bellezza sin dall’infanzia per poi passare ad una formazione più adatta ai contesti in continuo cambiamento.
Il testo ritrae gli aspetti della società odierna, sprofondata in una crisi di valori esistenziali e martoriata dalla crisi economica e finanziaria, focalizzando l’attenzione sui temi dell’educazione e delle nuove professionalità.
Con stile semplice e lineare, mai retorico, talora enfatizzato dall’originalità di spunti creativi, l’autrice si rivolge al lettore in modo rispettoso, facendolo sentire a suo agio in questo percorso di lettura dove non sarà considerato vittima degli eventi incalzanti, bensì protagonista delle sue scelte, e quindi, della sua libertà.
Con riferimenti ad autori vari della letteratura italiana e straniera, il libro rappresenta un viaticus dell’uomo moderno che potrebbe trovare delle nuove opportunità di crescita in tutti i contesti della sua esistenza, dal riconoscimento della sua identità, fino alla scoperta di nuove possibilità: occasioni più proficue e favorevoli per realizzare se stesso in un’epoca che poco spazio lascia ai sogni e alla loro realizzazione.
In maniera mai ostentata, quasi velata, l’autrice offre spunti di riflessioni verso una critica personale di ognuno di noi e alcuni suggerimenti pratici per sfidare la crisi attuale e pianificare nuovi percorsi più originali e adeguati al cambiamento in atto.
L’autrice, pur facendo un’analisi attenta e rigorosa della situazione attuale, mettendo in rilievo gli aspetti negativi e sfavorevoli, riesce, entrando in una sorta di rapporto empatico con il lettore, a dare incoraggiamento e a lasciare non un ibrido messaggio di speranza, ma qualcosa che va oltre! Quell’oltre è la possibilità di trovare contesti concreti, fatti di sistematicità, organizzazione, conoscenza, competenza, che possono far vedere l’altro lato della medaglia in cui ognuno di noi si può riscattare e incominciare un’altra volta una vita nuova vedendola con occhi mai usati. È il libro della sfida, dedicato a tutti gli uomini coraggiosi che vorremmo chiamare senza dubbio alcuno: i nuovi guerrieri del millennio.
Editoriale di Fabio Martini dalle bandelle di copertina
Quando si parla di viaggio, si parla di prendere valige e tutto, salire su un mezzo preciso, spostarsi dal luogo abituale, per una meta altrettanto precisa. Un’idea propria di viaggio insomma, perché il viaggio è un’idea. Salgari, il creatore di Sandokan, non visitò mai la Malesia, ma sembrava vi avesse vissuto tutta una vita.
Quindi il viaggio stesso è un idea di viaggio; e questo viaggio, c’è chi lo fa… e chi immagina di farlo attraverso la fantasia. Anche leggere un libro è un viaggio, conoscere una persona per tutta la vita è un viaggio. Vivere la propria vita è un viaggio e in fondo, dispiace dirlo, ma anche morire è l’inizio di un viaggio… Tutto è un viaggio.
Quando ho letto il primo manoscritto di Yvonne Pincelli, con la quale poi abbiamo deciso di intraprendere la pubblicazione di questo volume, mi sono accorto che l’autrice aveva scritto del viaggio, su una lunghezza d’onde che mi era congeniale. Mi riconoscevo nelle sue parole. Devo anche aggiungere che, seppur antecedente al coronavirus, questo argomento lo ritrovo tuttora, seppur di fronte a tutte le restrizioni del caso, più che mai attraente. Perché in questo libro non si parla di viaggi, ma di viaggio, di percorso, di cammino.
Ho pensato che sarebbe stato bello quindi, per la nostra piccola realtà editoriale, far diventare questo “Grand tour al calor bianco” il primo di una collana che avremmo costruito proprio perché questo resoconto apriva, pur senza saperlo, un percorso a raggiera concentrica che, in maniera ostinata e contraria, avrebbe accolto le esperienze, dove un viaggio può diventare un percorso umano, spirituale, morale, etico, ascetico, religioso, intellettuale, in una sindrome di stendhal continua dove, il viaggiatore, si trasforma in camminante, in osservatore, in cercatore rivolto prima di tutto a se stesso.
E in fondo, cosa è, per esempio, il cammino di Santiago se non un lungo cammino dentro al proprio io, ancor più scegliendo di percorrerlo in solitaria?
Il viaggio verso l’esterno invece, qualora non si riducesse ad essere una vacanza a Sharm el Sheikh, prende i connotati culturali. Vivere una capitale, acquisirne gli istanti mutevoli nei volti dei passanti, laddove si inizi a visitarne la storia attraverso musei, manifestazioni, cibo, lingua, abitudini, ecco che tutto diviene elaborazione pratica di cultura, che dall’esterno verso l’interno entra in noi, divenendo parte di noi, per il nostro quotidiano futuro; come a voler aggiungere che se non ci fosse stato quel viaggio non vi sarebbe, un ulteriore lato di noi stessi.
Non a caso, lord Byron durante l’800 viaggiava su e giù per l’Europa, com’era uso tra l’Intellighenzia, come motivo principale d’intellettuale crescita.
La scelta quindi di questa nuova collana, sarà anche, per noi, l’inizio di un viaggio, uno dei tanti, da due anni a questa parte, di un lavoro editoriale sempre rivolto alla ricerca di pensatori sopraffini, scrittori, poeti ed esploratori dell’anima, aggiungendo con certezza, che anche senza le riflessioni ed i frammenti sul viaggio di lusso di Yvonne Pincelli, forse, non vi sarebbe neppure l’Inedito Letterario, o almeno questa parte di Inedito letterario.
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