Coltivare la terra con le sementi non è azione diversa dal coltivare un popolo con le idee…
La cultura non è altro che la coltivazione dello spirito. Coltivare implica preparare la terra alla germinazione, curandola perché da essa possano nascere i frutti necessari per la sopravvivenza stessa di una società. Un’azione imprescindibile per la vita, che va eseguita con perizia, cura, calcolo e scienza e prima di tutto buona volontà e consapevolezza del momento culturale italiano. Non vogliamo rappresentare una debacle ma dobbiamo guardare in faccia la realtà. Coltivare la terra con le sementi non è azione diversa dal coltivare un popolo con le idee. Si prepara una mente a germinare, dissodandola dai pregiudizi, facendole respirare nuove idee, seminando nozioni e valori, metodi e linguaggio, profondità e snellezza nel ragionamento di modo che da essi possano nascere il giudizio, le opinioni e la consapevolezza negli individui. Così si forma un popolo di conseguenza il suo Stato che ha un ruolo determinante. Crediamo che in questo paese si rischi la desertificazione degli spiriti e la morte spirituale di una nazione non è meno grave della sua distruzione fisica. Ci appelliamo alla vostra immaginazione intellettuale, vi preghiamo di pensare a cosa direbbero Ippolito D’Este o Lorenzo De Medici e cosa potrebbero pensare delle Signorie che ci governano oggi. Per contro, le parole e i concetti necessari ad un popolo per sviluppare una coscienza nazionale vengono macinati assieme al malcostume, la bassezza morale, alla codardia, al compromesso e ne diventano parte, svuotandosi del loro significato. Essi ci intossicano le menti con le tecniche della persuasione subliminale o con le ben più palesi menzogne. I prati rigogliosi dove dovranno crescere le idee del futuro, il paese del futuro, la civiltà, vengono quotidianamente corrotti da un inquinamento più forte della migliore medicina. Non abbiamo vaccinazione che una migliore trasmissione dati che provenga da voi, tutti voi, sino al migliore genitore. I nostri ragazzi sono nelle vostre mani, nelle nostre, tutti i giorni. Ma ci vuole una riflessione profonda; e la televisione dell’osteria e del reality show tutto distrugge per il profitto, il vile denaro, il nostro futuro, quello della nostra nazione, dei nostri ragazzi che stanno scappando tutti e non torneranno sino a che noi non li convinceremo veramente, e dov’è il prestigio della nostra storia, dall’antica Roma, a tutti coloro che sono morti da Custoza sino ai partigiani fucilati sui monti – magari proprio la mattina del 25 aprile del ‘45 – cosa raccontiamo loro? Cosa raccontate voi?
Siamo fanalino di coda in Europa per tutto. Non abbiamo il rispetto naturale per le cose che in modo naturale andrebbero rispettate e di conseguenza i nostri figli per dei figli migliori domani. Agite prima che diventi una crosta impenetrabile. E qui ci rivolgiamo specialmente agli operatori nelle scuole e nelle università, uscite di nuovo dalla aule – come già avete fatto nella storia – e tenete le vostre lezioni all’aperto! Mettetevi sotto i colonnati delle Vostre università e scuole e ricominciate a tenere una lezione di realtà. Siamo sicuri che molti si fermerebbero ad ascoltare ed a dibattere con Voi. Queste sono decisioni che stanno a Voi.
Parrebbe che oggi il sistema non abbia bisogno della Cultura ma di spazzarla via, sostituendola con il consumo, scendendo a patti con i giornali e le televisioni e mai con i pensatori. Non si faccia politica, si faccia cultura. Non si copra di urla, si chiarisca. Non si stringano i pugni, ma siano le mani aperte ad illustrare. Quello che chiediamo non è nuovo, ha due millenni e mezzo e si chiamava Agorà in Grecia e Forum a Roma, era una parola sinonimo di civiltà: la cultura del rispetto verso il pensiero dell’altro. Voi che potete, dovete, ridare vita a queste parole.
Noi siamo solo una piccola associazione culturale letteraria in Italia, forse la più giovane, una delle migliaia che stanno in piedi per miracolo zigzagando quello che si può fare da quello che non si può, senza soldi ci barcameniamo e cerchiamo di lavorare sino a che riusciremo a stare in piedi, ma siamo individui pensanti e siamo qui, e sempre, comunque sia, ci saremo perché abbiamo consapevolizzato il nostro esserci anche come singoli, e quindi vogliamo ascoltarvi. E come stiamo facendo noi, tiratevi sul le maniche e datevi da fare, purtroppo non abbiamo più tempo! Qui ormai tutti, voi compresi, siamo fuori tempo massimo!