Descrizione
“La bandella” di Fabio Martini
Cercare di definire questo libro costituito da aforismi, pensieri, sogni, realtà quotidiane, pietre tra i binari e robe del genere in sole due righe sarebbe colpevole, come tentare una formula lampo risolutoria alla prima. Perché quest’opera, con tutti paletti del mondo, alla fine si pone come originale ed in un balzo ci catapulta in un sorta d’insostenibile leggerezza sfuggendo macchinosamente un po’ da ogni tentativo di definizione plausibile. Quasi una paleo-scrittura essenziale, un tratto recondito quasi primitivo, pregno di libero arbitrio, in una freschezza innaturale di questo oggi che tutti viviamo. Una scrittrice di rete è vero, ma prima di tutto una giovane donna matura, madre e moglie prematuramente sola, che se, come gli uomini dopo uno sconvolgimento di vita si fanno la moto per un nuovo Easy Rider purificatore, la nostra invece ritorna al futuro e di punto in bianco presa la penna in mano, le salta in groppa riaccompagnandosi nel breve, ma lungo tratto di vita già percorso, e ad ogni dove ripone punti fermi e nuovi. Un dejavù dell’anima, un colpo di vento che si impadronisce nuovamente di quello sfuggito, per ripercorrere e questa volta non più sola ma bensì col suo bene primo, i suoi (e loro) frammenti, lasciati sospesi e specialmente futuri. Una donna maiuscola, una femminilità pragmatica che in ogni parola esprime il suo diritto, il suo unico motivo evidente mai precludendosi e semmai, imponendosi. Perché lei sa cosa vuol dire vivere per se, per due, per chissacché o per chissacchì e quindi mai doma, sempre rivolta al buono, al proteggere, al rispetto, alla giustizia universale lo dice tra le righe: “Spegnete per favore le luci qui in città. Fari minacciosi, vetrine illuminate, luce fredda dei lampioni, fate spazio al chiarore della luna, che i sogni, per poter spiccare il volo, hanno bisogno di magia”. Ed in fondo, mi perdoni l’autrice se scopro l’arcano, queste pagine sono una piccola magia di due donne sulla terra e un palloncino tra le nuvole. Un triangolo riposto al cielo con l’ipotenusa sdraiata lassù come autostrada rivolta all’ingiù. Un libro che merita di essere letto anche solo per potersi ritrovare, magari sperduti, magari ingannati, magari perfino immobili, ma per una buona volta noi stessi, senza paure, riga per riga e forse mano nella mano. Perché qui vi sembrerà strano, ma si sogna ancora… e quindi buona, ma veramente buona lettura a tutti.
6 Frammenti dal libro:
Chissà cosa scatta ad un tratto. Senti l’esigenza di alzarti – spesso in piena notte – e di scrivere i tuoi pensieri perché sai di non riuscire a conservarli per sempre nella stessa lucida forma. Allora scrivi di getto, limi per rendere tutto più fluido. I pensieri trovano luce. Restano fissati per sempre ed il solo momento creativo ti arricchisce un pochino di più chiarisce i tuoi pensieri di più ed aspetti con gioia che ritorni presto da te.
Manchi sai? La tua intelligenza è cosa rara e se ne sente molto la mancanza. Ero con altre persone. C’è stato un momento in cui tutti hanno riflettuto su un tuo intervento molto opportuno avvenuto anni fa. È calato un breve silenzio nella sala. Credo che in molti abbiano pensato – ed io con loro – che nessuno sarà mai alla tua altezza. So che lo sai. Ma è bello ribadirlo.
Quello che era un mondo privato intimo ed esclusivo fu grossolanamente dato in pasto a cuori maligni. Modi gentili e delicati i tuoi gesti premurosi ed attenti. Qualcosa cambiò, et voilà arrivò la caduta di stile rivelatrice di un’ombra sino ad allora nascosta. Facile a quel punto uscire dal cuore volare via come un palloncino verso un cielo che ora è più azzurro di prima.
Le risposte si possono dare così, tanto per darle. Non perché non si voglia essere sinceri. A volte approfondire, esprimere le emozioni più intime, può intaccare un fragile equilibrio. Allora meglio dare risposte convenzionali e via, ciascuno per la propria strada.
Smascherava in pochi minuti burberi e brontoloni. Li disarmava con un sorriso. Dolce e tenera, con lei nessuno aveva necessità di costruire barricate per difendersi dalle ostilità del mondo. Con lei erano poche le cautele necessarie. Vincevano la schiettezza e la semplicità.
Aveva rinunciato a successo ed onori pur di essere ben voluta dagli altri. L’animo umano è crudele con chi raggiunge i risultati agognati. Sul più bello, quando la vita ti porta a ciò per cui hai tanto penato, sei inviso a molti. Allora no, ti ritrai. Preferisci l’amore. Ma sarà quello vero amore?
Prefazione del Prof. Luigi Anzalone
Sono Frammenti di un ritratto di donna, queste Lettere Dalle Nuvole. Più precisamente, sono frammenti in quanto tessere di un mosaico disegnate e messe insieme da una donna in modo quasi impercettibile, con dita delicate,
artistiche e leggere, al fne di comporre una fgura femminile alle prese con “il mestiere di vivere” nel gramsciano “mondo grande e terribile” e con il bisogno di amare e di essere amata. È una donna in carne e ossa che ha due caratteri peculiari non immediatamente componibili. Il primo: è dotata di un’anima onesta e gentile ma anche sfuggente ed enimmatica, delicata e appartata ma anche decisa e forte, tanto defnita ed evidente da corrispondere al suo bel sembiante; se vogliamo, tale da dargli persino forma, la sua forma e la sua grazia, innate eppur sapientemente educate. Il secondo carattere rinvia al fatto che l’Autrice, Stefania Aurigemma, una psicologa di valore, che ha al suo attivo studi e ricerche di sicuro pregio, pur ritraendo se stessa (senza ostentazione, dicevamo), descrive nel contempo un tipo di donna oggi raro, quasi desueto, per molti versi romanticamente ottocentesco, nel quale trovano naturale albergo e costante confdenza, insieme a una sensibile e critica ragione, le ragioni del cuore, quelle “ragioni, dice Pascal, che la ragione non conosce”. Ragioni preziose perché hanno esse sole qualcosa di unico e delicato, assoluto e invincibile. Sarebbe però oltremodo sbagliato credere che siamo di fronte a una schilleriana e hegeliana “anima bella”, spaesata e ingenuamente sognante, poetica e immatura, che si ritrae sì dal male, ma non è in grado di opporglisi e comunque di fronteggiarlo con decisione intransigente. Infatti i pensieri di Aurigemma si pongono come esempio e prova di una maturità mentale compiuta e di una sostanza etica compatta e solida, di un’eucosmia di valori e ideali non comuni, anzi nobili e accomunanti. Ciò le consente di elaborare e scrivere riflessioni originali quanto meditate, nutrite di saggezza, sul mestiere di vivere, sul modo di fronteggiare il mondo nei suoi più imprevedibili e spesso negativi aspetti. Agendo, vale sottolinearlo, con coraggio privo di spavalderia, con speranza che non si abbandona all’illusione, ma cerca fondamento oggettivo e concreto, con la virtù rara di non intristire se stessa e risolversi nella opacità e nell’indifferenza della vita privata e nella sua routine amorfa eppure, per malignità della sorte, all’improvviso pericolosa. Non ci si allontana, non si prende commiato da questo emozionante e coinvolgente libro, piccolo di mole ma ricco di contenuto, da questo centinaio di momenti di riflessione e di pensieri e di vita vissuta, narrati, questi ultimi, con sincerità mai scompagnata da pudore e riservatezza, senza provare ammirata stima per la statura umana, intellettuale, affettiva di questa donna che parla di se stessa e del suo mondo a cuore aperto. Insieme alla stima e all’ammirazione, si prova simpatia grande per la sua tempra forte, per la sua capacità di amare con trasporto e dedizione, per l’eleganza e la signorilità del suo dire, per la dolcezza dei suoi ricordi, per la sua incapacità di odiare o di cedere a un sentire inferiore, per il suo slancio vitale e per il messaggio positivo e luminoso che manda a chi la legge. Arricchendolo del sortilegio e della magia di dare l’impressione che sia rivolto solo a lui. Ma perché, si potrebbe chiedere, Lettere Dalle Nuvole se l’Autrice non intende collocarsi, e di fatto non si colloca, in una dimensione onirica, nostalgica, persa in vagheggiamenti, crepuscolare se non notturna o errante in cieli lontani e perduti, punteggiati di piccole nuvole bianche, la cui pioggia è, dannunzianamente, sottile, quasi rugiadosa come una furtiva lacrima per un antico amore? La risposta, se si legge con attenzione il susseguirsi incalzante e sempre invitante dei pensieri della dottoressa Stefania, non tarda a venire. Il suo è il diario, l’autobiografa di un’anima sub specie aepistularum – per l’esattezza, di un’anima, di una donna che ama e si distacca dalla fatticità più anonima e insignifcante per dialogare con chi ha amato e forse ancora ama. Si tratta di un uomo che acquista fgura e identità solo nelle prime lettere rivolte a suo marito, scomparso prematuramente, di cui ricorda il fascino dell’intelligenza sapiente e aristocratica, che ancora tanti ricordano insieme a lei. È lecito, però, anche supporre che l’Autrice abbia nella mente e nel cuore il sentimento e il ricordo dei momenti fondamentali della sua vita affettiva tanto limitata nelle fgure maschili quanto contraddistinta da una palpitante e vera capacità di amare. Il suo stile, icastico ed emozionante, terso e musicalmente gradevole, sembra, con pensieri, parole e frasi fulminanti, provenire da una profondità colta dell’anima dove abita solo l’Amore. Sicché lo stile, dicevamo, aderendo bene al suo esigente contenuto, dona a questo libro un’aura bella e felice.
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