Descrizione
LA BANDELLA di Fabio Martini
Potrebbe sembrare un libro di racconti sparsi e disparati, ma avremmo tratto veramente una minima parte dalla lettura dell’autrice Natalina Di Legge. Dentro a questa raccolta di racconti v’è il mondo della scrittrice, il suo raccontare di ricordi ancora coglie nel segno. La nostra, molisana di origini contadine, la conosciamo bene, racconta il suo passato come ad accarezzare gli anni dell’infanzia, e sempre, ma proprio sempre, si rivede dello sforzo ciclopico della vita di persone che hanno avuto il Calvario per esistenza. Le profonde rughe dei campi da lavorare, la casa genitoriale come una tana per il cucciolo divenuto grande, ma che non sa dimenticare. I piccoli gesti della quotidianità, una specie di pane ancora caldo di cui si ricorda tutto, da quando viene impastato all’estrazione dal forno fuori nel cortile, e quella croccantezza che pare non ritrovare più in alcun sentore del mondo attuale.
Siamo disarticolati, distopicamente disarticolati, viviamo di ricordi che non torneranno più e vi siamo legati a doppio filo. E la nostra Di Legge li enumera: l’amore ormai perduto, una Germania che sta sempre nell’aria, e come nel libro precedente, la fatica per il lavoro, il doverselo andare a cercare fuori dall’Italia e il pianto antico dell’uomo errabondo – oggi chiamato viandante – ma perdutosi più che mai nella realtà odierna.
L’autrice riesce a drammatizzare e sdrammatizzare e lo racconta, quello che si porta dietro da quando ha lasciato l’adolescenza per affrontare il mondo. Ecco che il ricordo diventa l’unica serenità. I pensieri che prima di chiudere gli occhi ci danno la sostanza dello svegliarsi per affrontare il futuro. Senza passato non siamo niente perché il passato è la nostra carta d’identità, il nostro DNA scritto in poche definizioni. Noi siamo il passato sulle spalle delle nuove generazioni e questo è il comandamento unico di cui siamo responsabili dalla nascita dell’uomo, falce nei campi e martello sull’incudine della fatica umana… buona lettura a tutti e viva L’inedito Letterario.