Descrizione
L’INIZIO PRIMO CAPITOLO
Un volo di rondini apparve e scomparve, mentre il pensiero di mia madre martellava forte nel petto. Ero lì nel parcheggio sotto un cielo di primavera con il motore acceso, incapace di urlare. In un attimo si erano capovolti i sogni. Già sapevo che il puzzle si stava sbriciolando e la tempesta sarebbe arrivata a infierire nella mia vita. Strinsi forte la busta nelle mani che tremavano.
Pietro era riapparso.
Mia madre era morta.
Deglutii le lacrime e composi il numero di mio fratello.
– Dimmi che ho capito male.
– Giulia, la mamma è morta, hai capito benissimo.
– Dio, cosa faccio adesso? – Dissi scoppiando in un pianto a dirotto – Non sono pronta per reggere anche questa tragedia. Dov’è adesso la mamma?
Seguì un silenzio senza parole, giungevano a tratti i singhiozzi di Vincenzo, si mescolavano ai miei. Sembrava l’abbraccio del pianto. Compresi che la mia sofferenza era anche la sua.
– Qui nella sua casa, resterà qui fino alla sepoltura.
Sospirai e chiesi: – Quando sarà?
– Tra due, massimo tre giorni.
Scomparve la sua immagine dallo schermo; aveva chiuso la telefonata e io ero rimasta senza parole, solo domande che si sovrapponevano al richiamo di una vita che si era spenta.
La voce di mia madre mi giunse chiara, lo stesso timbro con l’accento napoletano, quel suo modo di articolare parole a volte senza emozione, perché la sua vita non sempre era stata facile.
Cucite nella pelle c’erano tutte le sfumature volute o obbligate dalla vita, ma in quel momento non sapevo se fossi capace di indossarne altre.
Avevo alle spalle sei mesi di saliscendi, sembrava avessero tracciato una linea retta dove poter fare passi tranquilli. Era stato un viaggio ricco di sorprese e di scelte. Avevo pure mentito a mia madre. Non le avevo mai raccontato tutta la verità; le avevo fatto credere che abitavo ancora lì nella casa dopo la curva.
– Giulia – Aveva detto ridendo – La casa è prima, non dopo.
Non ho mai capito da quale angolazione avesse osservato la strada. Poco importava, ora che la vallata sottostante, pur essendo ricca di nuova vegetazione, appariva brulla al mio sguardo.
Spensi il motore e scesi dall’auto. Mi mancava l’aria, faticavo a respirare. Le mani avevano smesso di tremare. Con la coda dell’occhio osservavo la busta sul cruscotto, non mi piaceva, conteneva una gran seccatura. Non avevo molte opzioni a riguardo: fuggire, fingere, mentire o suicidarmi. L’idea calzava perfettamente. Se lo aveva fatto Pietro, potevo farlo pure io.
– Fare cosa? – Mi diceva la coscienza e davanti agli occhi balenarono immagini, il volto di Luca sorridente; poi Paco, Lapo e lo sguardo severo del Maresciallo.
Sì, una volta mi aveva guardata come se non mi vedesse, ma poi le cose erano cambiate.
Pietro mi apparve nell’ultima immagine sbiadita e sfumata di nero. Rideva in modo così cinico che urlai il suo nome…